Albumina

print this page

L’uso dell’albumina, tratta dall’albume d’uovo, come base per sensibilizzare con l’argento i materiali fotografici, è una scoperta (1847) dovuta a Abel Niépce de Saint Victor (1805-1870), figlio di un cugino di Nicéphore Niépce, che l’applicò al vetro per ottenere un supporto per negativi migliore della carta, utilizzata fino ad allora per il calotipo.

 Il successo del procedimento però è legato principalmente alla carta albuminata utilizzata per le stampe positive, ed è dovuto soprattutto alla grande diffusione delle cartes de visite e alla moda del ritratto.

Ritratto di Louis Désiré Blanquart Evrard

Fin dal 1840 il commerciante di stoffe di Lille, Louis Désiré Blanquart Evrard (1802-1872), iniziò a interessarsi di fotografia, dedicandosi in particolare alla calotipia per la possibilità che offriva di ottenere copie identiche da uno stesso negativo. Fu lui che nel 1847 diede alle stampe la prima pubblicazione francese sul procedimento di Talbot (Procédés employés pour obtenir les épreuves de photographie sur papier) e nel 1850 ottenne dei positivi da calotipi, non più su carta “solo” salata, ma stendendovi prima della sensibilizzazione, uno strato di albume come collante, che rendeva le immagini più dettagliate e ricche di toni.

Nel 1851 presentò diverse prove alla “Grande esposizione universale” di Londra e avviò una società per produrre in serie immagini di altri fotografi, l’Imprimerie Photographique; successivamente si affermò anche con la Blanquart-Evrard Printing Company.

La caratteristica delle carte all’albumina, oltre a migliorare notevolmente la qualità della stampe positive, era però quella di arrotolarsi eccessivamente perché preparate su fogli molto sottili perciò fu necessario rimediare utilizzando un supporto in cartoncino come sostegno su cui le carte venivano fatte aderire.

Il “difetto” non influì però negativamente su queste stampe, anzi ne amplificò il successo perché i cartoncini, sempre più abbelliti da timbri, marchi e motti dei vari fotografi, offrivano la possibilità di valorizzare in vario modo questi oggetti.

La carta all’albumina ebbe grande successo e venne largamente usata anche per le stampe tratte dai negativi al collodio, che ebbero notevole diffusione fino alla fine del secolo, quando venne sostituita dalle carte alla “gelatina”

Vai/torna Luce, chimica e altro per scoprire di più 

Approfondisci